giovedì 13 giugno 2013

Gigi Meroni

"Era innamorato di Meroni, di Meroni Fabrizio ne parlava sempre".  (Dori Ghezzi)

Meroni è stato un poeta in campo, coi suoi dribbling sghembi, con le sue corse con le ali troppo grandi per non inciampare negli ostacoli messi da chi striscia, col suo andare girovago secondo fantasia e non secondo la bussola, dentro, sopra, sotto e fuori dal campo. Gigi Meroni aveva sconvolto la morale pubblica non tanto perché andava in giro con la gallina al guinzaglio, per l'abbigliamento e il look eccentrico, perché dipingeva, perché nessun difensore della pubblica ottusità riusciva a fermarlo, piuttosto per essere andato a convivere con una donna sposata con un regista romano ma separata di fatto. Quello era stato il suo più grande tunnel a uomini e a donne di buona volontà di questo mondo. Gigi Meroni è stato l'amico fragile di Fabrizio De André e di chiunque sia innamorato del mare, di un gabbiano e di una vecchia storia misteriosa o sporca di una spiaggia qualunque. Di chi un giorno s'è detto di non volersi mai abituare all'abitudine, di chi per abitudine ha deciso di essere sconveniente, cioè di mantenere viva sempre la scintilla contro la convenienza, l'opportunità, il conformismo. Di chi alle geometrie preferisce il caos stellare che c'è dentro un dribbling.
 
De André ha sempre visto in Gigi Meroni un corrispettivo anarchico in quella Via del Campo di Marassi, sulla cattiva strada che va dagli spogliatoi alla vita, Gigi Meroni veniva da Como, era un Promesso Sposo, una promessa del calcio italiano che aveva trovato in Genova la sua città ideale, per i carruggi, per gli odori, per i profili da numero 7 (tutta Genova è un numero 7 tra le montagne e le onde), per il mare. Quando venne venduto i tifosi del Genoa misero a ferro e fuoco la sede. De André ci rimase malissimo (tanto di scrivere di questa cosa ancora agli inizi degli Anni Novanta sul suo diarietto!), i portuali fecero le barricate per strada: il '68 a Genova è stato il butterfly effect del volo della farfalla granata. Così poi non diventa un caso che Gigi Meroni lascerà il Genoa per andare al Torino, lì dove tutto ebbe inizio nel cuore di Faber. Torino che significa Toro, un'altra grande storia di poesia, di tremendismo, di Superga, di leggenda, di verità, ma che significa anche il suo contrario: Agnelli, "La Stampa", la Fiat. Quando Gigi Meroni morirà, "La Stampa" farà una campagna contro i funerali in chiesa mentre dal carcere delle Nuove di Torino i detenuti raccoglieranno soldi per mandare fiori sulla bara. Gigi Meroni è una canzone di De André, un personaggio della sua vita e della sua fantasia, un uomo colorato per il quale ha tifato, qualcosa di più per essere dimenticato, un'ultima strofa, un epitaffio da mettere sulla sua personalissima Via del Campo di Marassi: un diamante che germoglia profumo e che se ne va a morire per sempre con la squadra del papà.

"Meroni fu un artista nel campo e nella vita... Da quell'anno il Genoa ha dovuto aspettare fino ad Aguilera per poter dire di avere un grande centravanti (a parte il baluginio di Pruzzo subito ceduto alla Roma). E sto facendo un grande complimento ad Aguilera"  (Fabrizio De André)

 Da Il Grifone fragile, pagg. 52-55

1 commento:

  1. Gigi Meroni un genio nel calcio e nella vita. Come il suo gol all'Inter, con un pallonetto, mentre retrocedeva palleggiando dalla porta avversaria. Quando andava a spasso con una gallina al guinzaglio, lui che si disegnava i suoi vestiti originali da solo, e che come pittore, non finì mai il ritratto della sua amata Cristiana, non riuscendo a fargli gli occhi. Ma il "non finito" è la caratteristica del genio, come si è manifestato anche in Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. A volte anche la vita è un non "finito". Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.

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